Al termine di una impietosa malattia, che in poco più di anno ha stroncato la sua forte fibra, è scomparso ieri notte (giovedì), nella sua casa di Castiglione del Lago, Vinicio Rosadi, da circa 34 anni presidente del Moto Club Trasimeno.

Nato a Castiglione del Lago il 20 luglio 1923, Rosadi avrebbe dunque compiuto tra poco 83 anni l’11 luglio avrebbe festeggiato anche 60 anni di matrimonio con la signora Linda che lascia insieme ai figli Licia e Marco ed ai nipoti.

I funerali saranno celebrati  venerdì alle ore 17.00 presso la Chiesa di S.Maria Maddalena, preceduti dal corteo funebre che muoverà dalla sua abitazione.

Arruolatosi in Marina nel 1940, Vinicio prese parte ad alcune azioni che gli sono valse la croce di guerra al valor militare.

Alla fine della 2.a guerra mondiale prese servizio presso il Comune di Castiglione del Lago dove ha lavorato fino al 1974 ricoprendo il ruolo di responsabile del servizio Economato.

Ma la popolarità di Vinicio, pur molto attivo nella realtà di Castiglione del Lago per il suo impegno politico e nel mondo del volontariato, è indissolubilmente legata all’autentica missione svolta nel Moto Club Trasimeno.

Fin da giovanissimo appassionato di motori, nel 1965 Vinicio entrò a far parte del consiglio direttivo dell’associazione e, dopo aver collaborato con i presidenti Monottoli, Pulcinelli, Sacco, Fanfano e Capecchi (alla cui memoria è attualmente intitolato il sodalizio) ne assunse la presidenza nel 1972.

Da allora è stato sempre riconfermato al vertice del “Trasimeno” che, grazie all’eccezionale mix di doti umane e professionali che tutti gli riconoscevano, è assurto ai vertici mondiali del motocross.

Basta un solo dato per comprendere l’importanza del Moto Club Trasimeno che dal 1982 ad oggi ha organizzato ben 9 campionati mondiali e 3 europei (oltre a 24 prove di campionati italiani).

Prima ancora di assumere la Presidenza dell’associazione, Vinicio fu apprezzatissimo Direttore di Gara, prima sulla pista realizzata lungo le sponde del lago, al Lido Arezzo, poi a Gioiella, l’impianto permanente costruito nel ’77 – ‘78 e già nell’81 entrato nell’orbita delle grandi competizioni internazionali.

Con il passare degli anni Vinicio lasciò la direzione di gara ai sui “delfini” Paolo Burini e Giandomenico Baldi ma non la gestione del moto club e della complessa rete di rapporti che c’è dietro alle grandi manifestazioni sportive organizzate dal moto club.

Ogni giorno, per anni, ha preso posto alla sua scrivania offrendo un contributo decisivo e forse irripetibile alla crescita del “Trasimeno”. Immancabile al suo fianco la presenza della segretaria Mara Colligiani, quasi un’altra figlia per lui con la quale battibeccare di continuo nutrendo però una profonda stima e rispetto reciproco.

Nonostante il passare degli anni, Vinicio con grande spirito ha sempre fatto fronte a tutti gli impegni, risultando molto più brillante e innovativo di tanti altri dirigenti, peraltro enormemente più giovani (almeno anagraficamente) di lui.

Poi il male ha cominciato a minare la sua salute: nel 2005 riuscì a non mancare alla cerimonia di premiazione del G.P. iridato disputato a Gioiella il 12 giugno ma il giorno dopo dovette essere ricoverato in ospedale. Periodi di degenza si sono alternati a fasi più serene e tranquillizzanti: il 10 settembre partecipò alla cena ufficiale del secondo gran premio mondiale ospitato l’anno scorso dalla pista di Castiglione del Lago prima di riprendere un lungo ciclo di cure. Le sue condizioni di salute sono peggiorate nell’ultimo mese fino al triste epilogo.

Per l’attività svolta in campo sportivo ha ricevuto il premio “Una vita per il motociclismo” assegnato dalla Federmoto a ben pochi personaggi (tra i quali Giacomo Agostini) e le medaglie d’argento e d’oro del CONI al merito sportivo.

 

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“L’uomo che dava del tu a tutti i potenti del motociclismo del mondo”: alla fine era questa la definizione di sé che preferiva, coniata forse un po’ tardi (esattamente un anno fa, alla vigilia dell’ennesimo mondiale) rispetto ad una vita passata a timone del Moto Club Trasimeno ma forse proprio per questo capace di sintetizzare l’uomo, le sue passioni, le sue straordinarie doti.

Di lui era stato detto praticamente tutto. Definirlo “Presidentissimo” era ormai scontato l’aggettivo “vulcanico” posto a fianco del suo nome era a dir poco inflazionato i premi ed i riconoscimenti che gli erano stati tributati parlavano già da soli. Schivo e un po’ scorbutico per natura ma riscaldato da un cuore d’oro, in effetti Vinicio dalla sua scrivania colloquiava abitualmente con presidenti e amministratori delegati, manager e piloti, qualche volta alzava anche la voce (e se lo poteva permettere) e bastava pronunciare il suo nome per far capire che si stava parlando di motocross a Castiglione del Lago.

Le  frasi che seguono, (e che ripercorrono la storia mondiale di Gioiella), sono tratte da una lunga intervista rilasciata proprio alla vigilia di quel Gran Premio del 2005 quando il male, sordo e vigliacco, stava purtroppo già minando il suo fisico.

“Le nostre gare hanno un invidiabile connotato comune, hanno sempre espresso un vincitore che ha lasciato poi il segno nella storia del motocross. Gioiella è stata inaugurata nel ’79, con una gara del Supermotocross e già nell’82 abbiamo ospitato la prima gara titolata internazionale, la Coupe de l’Avenir, allora una sorta di “mondiale giovanile”. Ebbene, a vincere fu monsieur Eric Geboers, poi 5 volte iridato, davanti a Jacky Martens (un titolo anche per lui) ed al nostro Claudio De Carli. Passiamo all’88, lunedì di Pasqua, primo mondiale per noi, ospitiamo la 125: alla vigilia della gara diluvia per un giorno intero, poi entrano in funzione le nostre ruspe che letteralmente riportano alla luce la pista spalando migliaia di metri cubi di fango, il pubblico risponde in massa, vince l’allora sconosciuto francesino Jean Michel Bayle sfoderando uno stile disarmante da autentico fuoriclasse quale poi si rivelerà. Marzo ’93, mondiale 250: evento indimenticabile, Greg Albertyn – campione in carica della 125 – vince davanti ad oltre 20.000 spettatori e si avvia verso il bis nella quarto di litro. Nel ’95 torna la 125 e si verifica un altro evento da ricordare, la sorprendente vittoria dell’allora ventenne Claudio Federici, outsider di lusso, che precede un podio tutto italiano composto anche da Chiodi e Puzar. 1997, ’99 e 2000, tre mondiali della 500 tutti nel segno di Andrea Bartolini che vince il primo in sella alla rivoluzionaria Yamaha 4 tempi, è secondo nel ’99 (ma poi vincerà il mondiale) e ancora secondo nel 2000. Da quei tre appuntamenti è nata una sincera e cordiale amicizia con Andrea che tuttora dura e di cui siamo orgogliosi. Anche nel settembre 2001, per il primo triplo gran premio della nostra storia, siamo chiamati a fare da “crocerossina” subentrando ad altri organizzatori in difficoltà (è questa un’altra costante della nostra storia): il mondo è sotto choc dopo l’attentato alle torri gemelle ma la manifestazione va avanti, sia pure con il lutto nel cuore. L’anno dopo replichiamo, a maggio, ed è festa per la Francia che per la prima volta nella storia vince in tutte e tre le classi con Maschio, Pichon e De Maria”.