Lo sapete che nei grattacieli americani non esiste il numero 13? Si passa dal 12° al 14° piano. Il numero 13 è sempre stato un numero che negli USA porta sfiga! Se volete un’ulteriore conferma, chiedetelo a Jeremy McGrath!

 

Jeremy McGrath è “uno conosciuto” da tutti coloro che gravitano attorno al mondo del Supercross, è stato il RE incontrastato del Supercross. Il suo nickname “Showtime”, successivamente fu cambiato dai suoi tifosi in ”THE KING OF SUPERCROSS”, dopo 72 vittorie accumulate nella sua carriera. Il soprannome di RE della disciplina non poteva essere più azzeccato.


Nella storia del Supercross, il record di 8 vittorie in una sola stagione di Jean Michael Bayle (1991) sembrava imbattibile, fino a che Damon Bradshaw nel 1992 vinse 9 gare (ma perse il titolo), così come quello di vittorie consecutive che apparteneva a Ricky Johnson (5), che nel 1989 sembrava avviato al suo terzo titolo Supercross con una disarmante superiorità, purtroppo per contatto con Storbeck alla prima del National (allora il National vedeva abbassarsi il cancelletto quando il Supercross era ancora in corso) gli fece concludere la  stagione e purtroppo anche la carriera.

McGrath vinse il suo primo titolo Supercross da rookie nel 1993 (con il nuovo record di 10 gare vinte in una stagione), accumulando vittorie e titoli anche nel 1994, 1995, per arrivare alla stagione 1996.

Jeremy McGrath si presentò in forma perfetta: Campione in carica Supercross e National 250, partì con i favori del pronostico, ben consapevole del suo potenziale e, della sua forza, lo erano anche i suoi avversari. Al via del campionato Supercross “MC” vince le prime gare con disarmante facilità: 1,2,3… quasi senza lottare con gli avversari. Le striscia di vittorie, “the winning streak” si allunga e tutti attendono Jeremy a Daytona, tracciato conosciuto per un layout più simile ad un National che ad una vera gara di Supercross, ma Showtime vince anche li, e lo streak incede!

Gli avversari partono già battuti, McGrath a titolo già vinto non nasconde la sua intenzione di realizzare la “perfect season” (impresa fino a quel giorno mai riuscita a nessuno nei campionati americani). E’ la prima volta che questo termine risuona nell’ambiente, un concetto che fa scuotere la testa a molti per la difficoltà a compiere davvero un´impresa simile, ma che con il passare delle gare e con un pilota come McGrath, prende sempre più realismo.

Ma la pressione attorno a Jeremy si fa pesante, tutti si attendono la sua vittoria ad ogni gara e nessuno sembra essere in grado di arrestare il suo ruolino di marcia, che potrebbe segnare un risultato difficilmente pareggiabile nel tempo.

Si arriva a Saint Louis, sede della 14a prova, in casa di Jeff Emig.

McGrath ha collezionato 13 perle consecutive, ne mancano solo 2 per segnare la “stagione perfetta”. Se chiedete a Jeremy quale gara vorrebbe poter rifare nella sua carriera, vi risponderà “quella di Saint Louis” perché fu la gara che sancì come 13, il record di vittorie consecutive in una stagione di Supercross.

Una partenza sbagliata (sintomo della pressione), un Mike Larocco molto tonico e un Jeff Emig praticamente perfetto (alla sua seconda vittoria in carriera nel SX) mettono definitivamente fine alle speranze di McGrath e delle migliaia di tifosi che avrebbero davvero voluto vedere un´impresa del genere realizzata, da quello che forse a tutt´oggi è stato in assoluto il pilota più amato dal pubblico e rispettato dagli avversari.

Nel futuro, arriverà un´altro pilota che replicherà la striscia vincente di McGrath…. ma questa è un´altra storia.

Godetevi il filmato con il commento originale di Art Eckman e David Bailey, la coppia di commentatori entrata nella storia, fate anche caso a come le moto venivano guidate con più “body english” (movenze di bilanciamento del corpo del pilota) oltre alla velocità fine a stessa, molto lontana dalle velocità supersoniche dei piloti attuali con le 4 Tempi.

Se volete saltare direttamente al main event, portate la barra a 1:09:00.

Buona visione!

 

 

 

 

 

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