Continua il “Storm Trip”, il viaggio di Enzo Tempestini nel mondo del Motocross USA)

…continua dalla prima puntata…  (se l´hai persa clicca qui)

E dopo la sfarzosa presentazione, tutti in pista appassionatamente per le Heat! Ma… un passo indietro! Prima c’erano anche state le qualifiche, ovviamente. Ogni categoria divisa in tre gruppi di merito (i top rider tutti nel gruppo A di ogni classe) a contendersi, in due turni a testa, la possibilità di entrare nei 40 che vengono ammessi alle due heat per l’accesso al main event. Assente previsto Tony Cairoli per la decisione di KTM di non farlo partecipare alle gara “made in USA” (almeno per quest’anno), spettatore di lusso Marvin Musquin per il noto infortunio di Bercy, gli occhi di noi europei si sono focalizzati su Ken Roczen.

 Il “crucco” si è fatto subito valere facendo segnare il miglior riferimento cronometrico della Supercross Lites precedendo Davalos, Hansen e Tickle! Numeri di alta scuola per Ken che durante i giri tirati ha dimostrato un vero e proprio talento al debutto in sella alla KTM 250 SXF factory. 

 

Bandiera tricolore italica rappresentata dal giovanissimo Ivo Monticelli che si sta facendo “le ossa” negli States. Per il sedicenne marchigiano si è trattato della prima apparizione nelle gare tra i pro e la sua performance si è comunque fatta notare. Soltanto al pensiero di buttarsi nella mischia del supercross (quello vero) all’interno di un catino come quello di Anaheim, varrebbe a Ivo la qualifica di diritto e nonostante che tra il primo e il secondo turno abbia abbassato di oltre 3 secondi il suo tempo sul giro, a dimostrazione che per raggiungere il feeling giusto con il tracciato avrebbe avuto bisogno di qualche giro in più di prova, è rimasto fuori dal lotto dei migliori 40 “stoppandosi” al 43esimo tempo assoluto.

Nella Supercross (la 450) è stato un discorso tra Stewart e… Stewart.

 

 

L’unico capace di scendere sotto il muro dei 59 secondi durante il primo turno, staccando di soli 3 decimi Reed, è stato capace di scendere sotto i 58 secondi nel secondo turno staccando Canard di quasi 1 secondino, non male il ragazzo! Bubba è sembrato proprio una spanna sopra di tutti. Il Bubba di una volta, preciso mai in difficoltà mostrando quel “qualcosa” in più che, ho lo hai nel sangue o non lo hai!  Ma ritorniamo alle gare, che poi, fino al main event che assegna punti di gare vere non si tratta ma solo di ulteriori qualifiche con partenza al cancello. Nella heat #1 della Lites (6 giri)

 

si è imposto Tickle su Morais, Tomas e Rattray, mentre nella seconda qualifica è toccato a Hansen precedere Nick Paluzzi (occhio a questo giovanotto che prossimamente potrebbe fare parlare molto bene di se),

 

Baker e Roczen. Vittoria invece per Brayton nella prima heat della SX seguito da Windham, Dungey e Millsaps. Stewart, Villopoto, Metcalfe e Reed, questo invece l’ordine di arrivo della heat #2,

 

 

con Canard e Wey che hanno guadagnato l’acceso alla finalissima passando per la last chance. Quello che è l’evento clou di tutta la serata si risolve in pratica, in meno di un’ora. Dopo il “trucco e parrucco” di rito che risistema a dovere la pista e la riporta a uno stato di verginità come se le moto dovessero ancora entrare per il primo giro, il main event della Lites apre le ostilità per la conquista dei punti che valgono oro.  A suggellare la sponsorship Monster  del campionato, ci hanno pensato Tickle, Hansen e Rattray che in sella alle Kawasaki verde-nero Pro Circuit hanno preso il largo fin dalla prima curva (hole shot di Tickle).

A nulla sono valsi i tentativi degli altri di recuperare terreno e con il sorpasso di Hansen ai danni del più giovane Tickle, con Rattray a seguire a distanza si è completato il podio della prima finale della stagione 2011.

 

Giusto il tempo di premiare al volo i tre ragazzotti con le interviste Tv di rito (le gare vanno in onda quasi tutte in diretta su Speed Channel) e il main event SX è servito sul piatto d’argento. Alla linea bianca della hole shot è stato il redivivo Tedesco.

a passare in testa al gruppo seguito dal lotto dei migliori con Stewart immischiato a centro gruppo (dodicesimo al primo giro). Tedesco è stato capace di tenersi dietro uno scatenato Villopoto,

 

al rientro in gara dopo l’infortunio che lo ha tenuto fuori quasi tutto il 2010, soltanto per quattro giri e cioè fino a quando il lentigginoso ragazzo di Seattle non ha portato la sua Kawasaki Monster Energy a tagliare vittoriosa il traguardo della prima finale 2011. 

 

Alle sue spalle ha chiuso Dungey, costante ma ancora privo dello smalto dei giorni migliori, seguito da Stewart che sembrava poter recuperare agevolmente fino a raggiungere il campione in carica ma che invece,

da metà gara in poi è sembrato accontentarsi del piazzamento. “Accontentarsi”, suona strano per un tipo come Bubba, che di solito vende cara la pelle fino alla bandiera a scacchi. Che i tanti “botti” del passato con stagioni e titoli (e tanti soldi) buttati al vento per errori banali, abbiano portato esperienza? Ottimo il quarto posto di Canard (era partito nono)

e quinto Chad Reed. Il due volte campione SX è arrivato con circa 30 secondi di distacco dal vincitore (mezza pista praticamente) un segnale poco confortante per lui.  Da segnalare il decimo posto di Andrew Short che ha portato al debutto la KTM 350 nel supercross e il quasi anonimo quattordicesimo (e doppiato) di Mike Alessi, sempre in sella al 3 e mezzo austriaco.

 

Per noi europei, che durante lo scorso anno abbiamo (e a volte lo stiamo ancora facendo) dubitato sul fatto che la cilindrata ibrida della nuova K poteva essere o meno competitiva, è stato un argomento che ha destato grandi discussioni e ipotesi, mentre agli americani ci è sembrato che questa cosa sia passata del tutto inosservata. Ad “orecchio” e dalle tribune, il 350 K a tratti sembrava soffrire la minor potenza rispetto alle sorelle maggiori da 450 cc ma è difficile da dire (dall’esterno) se la migliore agilità (indubbia) della ibrida austriaca compensi o meno la minor potenza. Di certo soltanto i piloti che hanno avuto esperienze dirette in merito ci potrebbero delucidare adeguatamente sull’argomento ma ovviamente, per il momento e dato il risultato (tutti si aspettavano di più soprattutto da Short) “bocche cucite” ! … Dimenticavo, 45.000 persone (e parliamo di numeri veri) hanno assistito all’evento comodamente sedute e non c’è stato nemmeno il tempo della premiazione della SX, le interviste e lo champagne di rito, che tutti (o quasi) erano già usciti dallo stadio in maniera ordinata e corretta. E una volta al di fuori dallo splendido catino, una coda per uscire dai parcheggi pari a “ZERO” minuti di attesa. Avranno anche spazi più grandi dei nostri, saranno stati tutti vogliosi di ritornare a casa ma questi americani in quanto a organizzazione e cultura di certo… ci stanno avanti! (p.s. e in terra, sulle tribune e tutto in torno allo stadio, nemmeno l’ombra di un pezzetto di carta, una lattina di Monster o se preferite di Red Bull o altre sorte di rifiuti. Quasi come all’Olimpico dopo Roma-Lazio…. Uguale, uguale!) ed ora ci aspetta una settimana in California, prima della seconda gara a Phoenix, che si fa?

…to be continued, stay tuned!!!