Sono passati 35 anni da quella storica edizione del Motocross of Nations di Maggiora, ricordato da un bellissimo video pubblicato da One Industries. Oggi di quell’incredibile “Dream Team”, rimangono solo i ricordi.

 

Che il Motocross americano sia in crisi di competitività è ormai è una certezza. Il livello non è mai stato così basso e, non ricordiamo a memoria, una debacle simile a quella di quest’anno. I pistoni larghi 10 metri, velocissimi ed estremamente pericolosi, con salti da 30 metri, da affrontare a gas spalancato, così osannati specialmente in Italia, sono certamente spettacolari per il pubblico, ma non fanno crescere la qualità dei piloti, che mai come quest’anno, sono stati bastonati in lungo ed in largo lasciando a Ferrandis e Roczen (francese e tedesco) 14 delle 24 manche disputate della 450 e solo il calo ormai cronico del pilota della Honda nella seconda parte dei campionati, gli ha impedito di conquistare il secondo posto finale.

 

Sono state rarissime le occasioni in cui i titoli del “National” siano andati agli “stranieri”: gli annali ricordano il 1973 quando Pierre Karsmakers vinse il titolo nella 500, oppure quando uno dei piloti più forti della storia che il nostro sport ricordi, Jean Michael Bayle, espugnò nel 1991 il banco della 500 e della 250.
Nel 1999 fu Greg Albertyn a vincere la 250 (la 500 non correva più), nel 2003 un altro sudafricano, Grant Langston fece suo il titolo della 125 e nel 2007 quella della MX, (all’epoca un mix di 250 2T e 450 4T). Poi fu il turno di Chad Reed che nel 2009 vinse la 450, nel 2014 e 2016 toccò a Ken Roczen, uno degli “stranieri” più amati dai tifosi americani, nel 2020 Dylan Ferrandis fu imbattibile in sella alla 250.

Mai, gli americani hanno perso sia il titolo della 250 che quello della 450 e mai hanno concesso agli “stranieri” quattro dei sei gradini dei podi finali delle due classi.
L’edizione appena terminata del Lucas Oil AMA PRO MX Champioship ha visto vincere in 250 Jett Lawrence e sul terzo gradino del podio è salito il fratello Hunter, entrambi australiani, la 450 è andata a Dylan Ferrandis (Francia), il terzo posto a Ken Rocen (Germania).

Se poi parliamo di MXoN andiamo davvero di male in peggio. Il Team USA al Motocross of Nations, dominò in lungo ed in largo ininterrottamente dal 1981 al 1994: Ricky Johnson, Jonny O’Mara, David Bailey, Ron Lechien, Donny Hansen, Jeff Ward, Jeff Stanton (per citarne qualcuno), poi ancora dal 2005 al 2011 con Ricky Carmichael, Ryan Villopoto, Ivan Tedesco, Ryan Dungey etc.
La storia del MXoN è stata scritta da piloti americani che con le loro imprese sono diventati idoli, icone indimenticabili per i tifosi di tutto il pianeta.

 

Sono passati 35 anni da quella incredibile gara di Maggiora, in cui Johnny O’Mara, Ricky Johnson e David Bailey, ribattezzati il “Dream Team”, conquistò il successo dell’edizione 1986 e contribuendo a rendere Maggiora un tempio del nostro sport. Delle nuove generazioni, quest’anno non ci sarà traccia. La scusa ufficiale “problemi negli spostamenti a causa del Covid”, la causa più probabile, la mancanza di volontà di venire suonati come tamburi anche a Mantova, dopo averle prese sonoramente sui terreni duri, sulla sabbia, sul fango, addirittura in casa loro, spesso nemmeno a podio.

No, il Dream Team, non c’è più! E sarebbe bello che il prossimo anno, qualcuno della MXGP andasse a fare qualche gara proprio negli USA.
Ops, ci siamo fatti scappare qualcosa…